Cracovia, teatro dell'Opera “Straszny dwór” (Il Castello dei fantasmi) di Stanisław Moniuszko
GLI ALLEGRI FANTASMI POLACCHI
La stagione lirica del teatro dell’Opera di Cracovia ha inserito nel suo programma annuale un’opera di repertorio per le scene polacche: Straszny dwór (Il Castello dei fantasmi) di Stanisław Moniuszko (1819 – 1872), in un allestimento del 2004, che periodicamente prende vita sul palcoscenico della bellissima città. Stanisław Moniuszko è considerato il fondatore dell’opera nazionale: si può dire che Moniuszko in Polonia è come Verdi in l’Italia. La sua musica è entrata nel folklore e nel repertorio polacco. Dotato di grande talento e di una eccellente formazione ha saputo, come Chopin, dare alla sua musica l’inimitabile carattere nazionale polacco e giustamente viene annoverato tra i grandi compositori della nazione. Pur accogliendo influssi di Rossini e Donizetti, dei romantici tedeschi e di Glinka, egli attinse ai caratteri del canto popolare e fece uso di libretti di lingua e contenuto polacchi incentrati su temi sociali e politici, che contribuirono a tenere desta la ribellione contro istituzioni politiche e amministrative rimaste anacronisticamente insensibili agli avvenimenti della rivoluzione francese e ai rivolgimenti delle rivoluzioni nazionali europee. Nacquero così i melodrammi che gli dettero una meritata popolarità in patria e godettero di stima e ammirazione anche all’estero, di cui il più famoso è Il castello dei fantasmi.
L’opera, in quattro atti su libretto di Jan Checinski, venne rappresentata per la prima volta al teatro Wielki di Varsavia il 28 settembre 1865. Un buon successo accolse l’opera alla prima che, a dispetto del titolo, è tutt’altro che tragica. L’impianto è da opéra-comique sia per la struttura sia per l’argomento. Il Castello dei fantasmi è considerato il capolavoro di Moniuszko per la caratterizzazione dei personaggi, ottenuta grazie anche a un libretto ricco di situazioni comiche, dove spesso le eterogenee contaminazioni di cui è pieno il suo stile sono compensate dal segno di una personale rivisitazione; non mancano gli accenni patriottici, come l'aria del secondo atto con le caratteristiche ideali del polacco: cittadino, cavaliere e patriota. Il finale si conclude con un balletto nel pieno stile russo.
La trama è abbastanza semplice. I due fratelli Zbigniew e Stefan annunciano alla zia Czesnikowa la loro decisione di rimanere scapoli per essere sempre pronti a servire la patria. Decidono, quindi, di andare a trovare il nobile Miecznik di Kalinow, che ha due bellissime figlie, Hanna e Jadwiga. I due fratelli se ne innamorano, mettendo i bastoni tra le ruote all’altro pretendente Damazy, che escogita un espediente per spaventare i due fratelli e farli scappare, raccontando loro di come il castello sia infestato di fantasmi. I trucchi comici di Damazy hanno effetto e i due, pronti a scappare, si scontrano con Miecznik che spiega loro da dove nasce la leggenda del castello dei fantasmi. Svelato l’enigma i due fratelli possono sposare Hanna e Jadwiga.
La produzione con la regia di Laco Adamik ha un’impostazione molto tradizionale; un gusto tipicamente polacco sia nelle scene di Barbara Kędzierska che nello sviluppo psicologico dei personaggi. Adamik ha voluto mettere in risalto vizi e virtù del popolo polacco, rimarcando che questi, cambiando le epoche, rimangono sempre gli stessi. Ciò soprattutto nel prologo, dove il campo dei militari è ambientato in epoca contemporanea, con i personaggi tute in mimetiche, che poi indosseranno i costumi d’epoca al termine della scena. La regia è riuscita molto bene ad evidenziare il lato comico dell’opera con fine umorismo, arguzia e lirismo, grazie anche alla mimica e alla recita dei cantanti. Il carattere nazionalpopolare che ha caratterizzato questa produzione è piaciuto molto al pubblico presente (considerando anche che alcune arie e cori rientrano nella tradizione folkloristica popolare polacca). Certamente un allestimento che trova ragione nella città dove è stato prodotto, semplice, chiaro e alla portata del pubblico. Anche le scenografie semplici ed essenziali hanno, con i loro colori caldi e la loro tradizionale sicurezza, contribuito a questo successo.
I cantanti, bravi attori, hanno dato una prova canora buona, con alcune eccellenze. Edyta Piasecka-Durlak è stata un’ottima Hanna, applauditissima, e ha dimostrato, oltre che una bella e chiara voce, una singolare padronanza del ruolo; l’aria del quarto atto è stata di una bellezza rara, con pianissimi e acuti fermi e decisi. Agnieszka Cząstka, in Jadwiga, ha ricoperto il ruolo egregiamente, con una voce non troppo estesa, ma con buona tecnica. Dopo un primo atto un po’ sottotono, ha dato un’ottima prova il tenore Tomasz Kuk in Stefan, realizzando un grande successo di pubblico: voce chiara e squillante e begli acuti. Molto bravo anche lo Zbigniew di Przemysław Firek, un baritono dalla voce calda ed estesa.
Andrzej Biegun in Miecznik e Bożena Zawiślak-Dolny in Cześnikowa hanno dato prova di ottimi attori, però le voci non sempre all’altezza. Bravo il Maciej di Konrad Szota. Molto bravo Volodymyr Pankiv in Skołuba, una voce di basso profondo pulita ed avvolgente. Buona prova anche per Janusz Dębowski in Damazy.
Il maestro Piotr Sułkowski ha diretto in modo egregio l’orchestra dell’Opera di Cracovia, che ha dimostrato di padroneggiare la musica di Moniuszko. Molto bravo il coro dell’Opera di casa, diretto da Ewa Bator e Marek Kluza.
Il balletto, che si svolge nel finale del quarto atto, ha avuto la coreografia di Przemysław Śliwa, con la compagnia di ballo locale, una coreografia che risentiva molto di un influsso russo, certamente poco originale e molto nella tradizione slava del balletto.
Coinvolgimento notevole, teatro esaurito, pubblico entusiasta e divertito.
Visto a Cracovia, teatro dell'Opera, il 22 aprile 2012
Mirko Bertolini